top of page

La meditazione

La parola meditazione contiene in sé un piccolo inganno; meditare – per come è stato tramandato dalla tradizione orientale – non significa pensare intensamente a qualcosa, rimuginare ore ed ore su un problema, ma quasi il contrario: si tratta di una tecnica di pulizia della mente dalle troppe scorie che essa produce. Non si tratta di “non pensare più”, ma di smettere di pensare a cose che in quel momento non puoi cambiare: se stai preparando la cena, pensare a quello che un collega maleducato ti ha detto durante il giorno non ti aiuterà a cucinare meglio; se ti appresti a dormire, pensare alla riunione del giorno dopo non sarà di giovamento. Ma attenzione, non significa evitare i problemi, al contrario, una mente pulita dalle scorie aiuta a vedere soluzioni più semplici e nitide.
Ci sono molti modi per entrare nello stato meditativo, e alcuni di loro sono davvero inaspettati, ma tutti sono accomunati da uno stato ben preciso: i pensieri ossessivi sono annullati, la mente è concentrata sul momento attuale, non c’è interesse in quello che è avvenuto prima e nemmeno in quello che avverrà dopo; la mente si stacca da questi istanti che non esistono più, o non esistono ancora, e si concentra sul presente.
In Giappone questa tecnica è stata perfezionata fino a creare i dō, parola che significa via, cammino per raggiungere qualcosa; ogni azione può essere eseguita come dō, come mezzo per arrivare a qualcosa di superiore; così il bushidō è la via del guerriero, che nel combattimento è totalmente dentro l’azione che sta compiendo – non è un messaggio di guerra, possiamo intenderlo anche come combattimento figurato, contro le sfide della vita - ; il chadō, l’arte di preparare il tè, in cui anche un atto semplice diventa un rituale, un’azione che coinvolge totalmente la mente al punto da arrivare alla meditazione; origamidō è l’arte di creare piccole sculture di carta che riproducono il mondo esterno, dando vita e tridimensionalità ad un pensiero.
In altre culture, anche la sessualità è diventata un atto di meditazione, e in effetti è una occasione unica per lasciare andare qualsiasi maschera, qualsiasi costrutto mentale, qualsiasi aspettativa, e dedicarsi totalmente al momento che si sta vivendo; non a caso l’orgasmo è spesso chiamato “la piccola morte”, il momento in cui tutto per un attimo scompare, e non sarà mai pieno e intenso se non siamo pronti a farlo scomparire.
Un altro metodo molto semplice e alla portata di noi occidentali è la meditazione contemplativa, nella quale ci si concentra sulle sensazioni corporee e sul flusso del respiro. Per praticarla serve solo un luogo indisturbato e silenzioso per almeno un quarto d’ora. Può essere utile aggiungere una musica rilassante, può aiutare il profumo di un incenso, abbassare le luci fino alla penombra, ma nulla di questo è indispensabile.
Ti siedi con le gambe il più possibile raccolte vicino al corpo – il “tuo” più possibile, non torturarti le ginocchia con la posizione del loto se non sei allenato a farla -, chiudi gli occhi e non fai null’altro che respirare, portando la tua attenzione all’aria che entra ed esce dalle tue narici; non concentrarti, non pensare di “non pensare”, ma solamente quando arriva un pensiero immagina di dissolverlo, di soffiarlo via con la prossima espirazione. Non c’è passato, non c’è futuro; piano piano la tua mente si calmerà e smetterà di creare pensieri che in quel momento sono inutili.
Stai in quella condizione finché puoi, finché resisti – inizialmente anche cinque minuti possono essere una conquista – dopodiché sciogli la posizione, cercando di mantenere la leggerezza e la pulizia della mente il più possibile nel proseguire della giornata.

bottom of page