Racconti
Sofia
La fiamma scoppiettò prima di accendersi con un lieve crepitio; la avvicinò al bastoncino, finché questo prese fuoco per un attimo, per poi trasformarsi in un sottile cilindro di brace rossa che nella penombra si estendeva, consumandolo.
Il buio era ormai calato da tempo sulla città, e dai vetri delle sue finestre.
Accese la tenue luce rossa che teneva per le occasioni speciali che poi, in realtà, ormai capitavano sempre più di rado.
Si sdraiò sul letto, mentre il profumo del bastoncino di incenso si spandeva nella stanza.
Per una sera di pazzia
Il sole è già sparito dietro l’orizzonte, lasciando il posto a un crepuscolo infuocato; è tardi, ma sto guidando più piano del solito: arrivata a casa qualcosa poi mi inventerò.
Tanto mio marito crede a qualsiasi cosa che dico: poveretto, penso. Nemmeno immagina che sto guidando piano perché di tornare a casa non ne ho il coraggio, perché vorrei togliermi d’addosso l’odore dell’altro.
La libraia
Nacqui così per caso, nell’indifferenza del mondo, una mattina di quasi quarant’anni fa.
Chi si accorse di me, di quella bambina avvolta in un asciugamano bianco, se non mia madre, che tanta fatica aveva messo nello spingermi fuori da quel caldo e liquido antro a questo freddo mondo: in quel momento dev’essermi sembrato così ostile da spingermi ad un pianto a dirotto.
Chi, se non mio padre, che avrebbe preferito un maschio, ma che attendeva comunque paziente nella sala d’aspetto, e a cui mi raccontano di non aver sorriso, attraverso il vetro?